Musica in corso 2007
Vocinvolo – Corale
Simone Pionieri – Pianoforte
Matteo Falcer & Marco Borroni – Lirica
Anna Maria Boeris, Maurizio Moltrasio, Alessandro Di Girolamo – Musica Colta Popolare
Trio NeFesh & Malika Ayane – Klezmer
Zona 20020 – Pop ’70 ‘80
Sea Journey Band – Jazz
Fabrizio Vendramin – Action Painting
Pino Di Costanzo - Presentatore
Venerdì 13 aprile alle ore 21.00 presso la Sala della Comunità Cineteatro Uboldo si è tenuto la prima edizione dello spettacolo “Musica in Corso” organizzato dalla associazione Officine Musicali di Uboldo, già nota per essere l’organizzatrice della tappa uboldese della rassegna corale internazionale “La Fabbrica del Canto”. La sala gremita per l’occasione ha fatto da graditissima cornice ad uno spettacolo che nel suo genere è unico e costituisce un esperimento a Uboldo per offrire un mix artistico di generi gradito a tutti ma anche per meglio capire i gusti del nostro pubblico e meglio orientare gli intenti futuri.
Officine Musicali si pone infatti l’obiettivo di rivolgersi ad un tipo di pubblico non legato solo al territorio ma all’amore per le arti in genere con predilezione per quella musicale. Il Maestro Vendramin durante l’intero succedersi dei musicisti e per tutta la durata di ben due ore e mezzo di spettacolo, ha offerto un saggio della sua fortunata “musica a colori”, spettacolo che da qualche anno porta con successo nei locali lombardi e piemontesi. Ha infatti dipinto una tela gigantesca, 20x5 m sul palco e dietro ai musicisti dando così al pubblico l’impressione di partecipare alla creazione artistica. Mani che si intrecciano, era il tema della pittura, perché, come ha detto Vendramin, le mani sono strumenti di comunicazione che suonano e dipingono, che comunicano, che stringono amicizie. Le mani stanno a significare anche lavori in corso che era un po’ il tema conduttore della serata.
Non una sequenza anonima di generi e band musicali ma un percorso di sperimentazione, come ha ben detto l’amico Pino Di Costanzo che in maniera brillante ha presentato tutta la serata. Sono state offerte esecuzioni musicali che avevano la caratteristica del saggio virtuoso di genere che, all’occorrenza, poteva essere prolungato a discrezione dell’autore. L’apertura della serata è stata del coro Vocinvolo che col Va Pensiero verdiano accompagnato dal suono armonico del pianoforte hanno scaldato la sala per l’accuratezza dell’esecuzione e per la purezza dei suoni. Subito è seguito l’ingresso di un giovane pianista, Simone Pionieri, che sembrava avere un aspetto molto giovanile anche nell’esperienza. Ma, grande sorpresa, Simone ha suonato Walzer di Chopin molto belli, con grande interpretazione, con uso geniale delle pause e del ritmo che se da un lato rispettava appieno la scansione della partitura dall’altro sembravano fatte apposta per aspettare l’approvazione del pubblico.
Ma non un gesto succube del pubblico esigente, tutt’altro, semmai una lettura di carattere, un uso di Chopin nelle mani di un abile intagliatore che ha dato forma a dei segni sul pentagramma. Cosa è la bellezza? Cos’è se non qualcosa di indefinibile, di non riconducibile alle gabbie ma visibile da tutti, riconoscibile anche dai profani? E’ stato per questo che l’ovazione è esplosa al termine delle delizie chopiniane e Di Costanzo ha ben interpretato la volontà di tutti chiedendo a Simone un bis di fantasia a sua scelta, bis ampiamente concesso con un medley favoloso che i più avranno considerato di alta fattura, con ogni nota e accordo che al termine di un tema davano il via al pezzo successivo.
L’uboldese Marco Borroni al piano ha poi accompagnato con bravura il giovane tenore Falcer che ha dato un tocco in più alla bellezza dello spettacolo cantando arie di Donizetti, Verdi e Puccini. Borroni lo si conosceva già per quella sua aria timida e quella sua naturale ritrosia che lo fa grande poi nell’esecuzione di brani interpretati con impeto e carattere forte, con sicurezza e proprietà di linguaggio; così Borroni si rivela al pubblico, nel contrasto tra la giovane età e la maturità di esecuzione. L’apice del coinvolgimento è stato raggiunto col Trio Nefesh, tre ragazzi diplomati al Conservatorio e provenienti da esperienze diverse che hanno suonato motivi ebraici in maniera sublime. Non c’erano per la verità grande aspettative sul trio a causa di quell’ aggettivo ”ebraico” che rimandava la fantasia a noiose musiche da nenia popolare. Invece tutt’altro! La sapiente arte dei musici ha introdotto il tema centellinando pillole di musica tradizionale accompagnate da una bravura percepita di alto livello.
É stato l’uso degli strumenti, particolari, a contribuire fortemente all’atmosfera che ha rapito subito gli astanti. Il contrabbasso grattato, pizzicato, tamburellato e suonato con l’arco in modo da dare quel suono greve e lamentoso ma anche pieno e cavernoso delle antiche case ad alta volta dei quartieri polacchi o tedeschi di inizio novecento. La chitarra classica armeggiata e pizzicata con tenerezza, con cautela quasi, con imperiosità a tratti che ha dato la visione netta di un accompagnamento mai banale, semmai necessario e discreto allo stesso tempo.
Ma soprattutto il violino, il creatore del tema suonato ora come gli Tzigani sanno fare nelle loro feste carovaniere, ora suonato come nei tanghi di Astor Piazzolla nella emulazione totale e felice del bandoneon, ora suonato a dare il tema e il tempo che ad un certo punto è rallentato, rallentato fino quasi a fermare il tutto, fino a lasciare in vita gli accenni di suoni che stavano morendo nel silenzio totale e trascinando con sè gli altri strumenti e l’attenzione magnificata del pubblico per tanta bellezza messa assieme in un colpo solo, per poi svegliarsi di scatto e ridare l’alito della vita all’assieme come solo Dio può fare. Il tocco finale è stato dato dalla cantante del gruppo che solo all’ultimo è uscita sul proscenio, solo alla fine come si conviene alle consumate interpreti di un genere non facile. Malika Ayane, bella, sinuosa coi suoi guanti neri fino al gomito e fasciata in una gonna a tubo d’Antan, con quell’aria da Betty Davis e quei meravigliosi occhi da Dea che roteavano nel vuoto quasi a evitare la terra, quasi a cercare l’afflato dell’Esteta universale per una sorta di incontro tra amici nemici al Check Point Charlie.
Questa cantante dalla voce vellutata alla Sadé ha stregato la sala e quando è stata interrotta dall’applauso tra le sue due uniche esecuzioni, uniche permanenze tra i mortali, si è quasi adirata e per un attimo tutti hanno temuto di svegliarsi dal sogno ma, non è stato così: ha suonato ancora le sue corde e in una nuvola di azzurro se n’è andata per sempre come se ne è venuta, lasciando dietro di sè un ricordo, un profumo, una visione a cui nessuno mai crederà. L’intermezzo tra i gruppi, mentre il bravo Vendramin continuava la sua instancabile opera, è stato allietato da un ragazzo uboldese alle prime armi con la batteria e le percussioni, Emanuele, che incalzato dall’onnipresente Pino Di Costanzo si è prodotto in una performance veramente apprezzata sulle note di una famosa canzone dei Queen.
Ha ripreso Anna Maria Boeris cantando musiche colte del repertorio popolare, Anna Maria l’avevamo già conosciuta nel coro iniziale, che ha tentato vie nuove e sperimentali proponendo canzoni brasiliane e tedesche con l’accompagnamento di Maurizio Moltrasio alla chitarra classica. La scelta è stata particolarmente felice perché a questo punto l’attenzione del pubblico era al massimo e ha potuto così apprezzare i dettagli armonici e di timbro delle esecuzioni. La festa grande e l’allentamento della concentrazione è infine cominciata con la musica pop degli anni ’70 e ’80 del gruppo Zona20020, di Cesate che ha suonato, tra le altre, musiche emozionanti della prima PFM e di John Miles, grandi musiche e suonate memorabili che hanno richiamato ai più ricordi di un tempo lontano di pura sperimentazione ma anche di coraggio artistico.
Qui è da ricordare e mettere in risalto il nostro Vincenzo Rizzo, socio della nostra associazione Officine Musicali, che alle tastiere ha anche cantato oltre che aver progettato e realizzato per l’intera manifestazione l’impianto e l’equalizzazione del suono nell’intera sala. Ha chiuso in bellezza il gruppo del nostro Direttore Artistico di Officine Musicali Giovanni Sbriglio, il vero ideatore della formula, il Master della serata. Alla batteria della sua band Jazz “Sea Journey Band” ha accompagnato musiche di Miles Davis e del divino Pastorius che tra gli amanti del Jazz è considerato un grande.
Sbriglio ha voluto alla fine allietare i presenti con una performance molto creativa ma anche molto fisica che lo ha visto impegnato a far volare, a far cantare la sua bella batteria come raramente una batteria ha cantato in vita sua. Eravamo vicini all’inizio del cambio di data, alle ore 23.40, quando l’ultimo suono è stato diffuso nella sala. E’ esploso un applauso forte e sincero ed è rimasto in noi tutti il ricordo di un coinvolgimento veramente forte e appassionante. Per un momento ci siamo sentiti tutti pittori, cantanti lirici e popolari, jazzisti. Arrivederci all’anno prossimo.