INVESTIRE NELLA CULTURA AI TEMPI DELLA PANDEMIA
Investire nella cultura ai tempi della pandemia
Il Prof. Telmo Pievani dal 2012 è professore ordinario presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova dove ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche. Presso lo stesso Dipartimento è anche titolare degli insegnamenti di Bioetica e di Divulgazione naturalistica. Dal 2016 è Delegato del Rettore per la Comunicazione Istituzionale dell’Università degli Studi di Padova. Dal 2017 è Presidente della SIBE - Società Italiana di Biologia Evoluzionistica. È autore di più di 230 pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica, dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della scienza generale. Riportiamo qui di seguito il suo intervento durante la terza puntata di “Questa casa non è uno studio”, evento ideato e realizzato da Gian Luigi Carlone e da Roberta Mengozzi e prodotto da Associazione Officine Musicali APS.
Professor Pievani, perché investire nella cultura in un momento come questo?
Noi dovremmo investire nella cultura perché la cultura serve! Con la cultura si mangia. La cultura è utile in quanto contribuisce a più del 10% del PIL del nostro Paese. Ci sono molte persone che lavorano nel mondo della cultura - pare più del 6% di tutti gli occupati in Italia. Poi ci sono l’indotto, il patrimonio da conservare, da salvare e da valorizzare ed infine ci sono le arti e le maestranze. E’ importante, con la cultura si mangia!
Io direi inoltre che bisogna investire nella cultura, in questa ripresa dopo il covid, perché la cultura non serve a niente! E’ bella di per sé! L’arte, il teatro, la musica, il cabaret, la filosofia… Pensate alla Banda Osiris. Se uno guarda i 4 della Banda Osiris e si chiede: “a cosa serve la Banda Osiris?” Chiaro che non serve a niente la Banda Osiris, ma come sarebbe più triste il nostro Paese, come sarebbe meno divertente come sarebbe meno ricco, meno sorprendente senza tutte le manifestazioni di cultura e di follia e di mescolamento delle arti e dei linguaggi.
Quindi Io direi che bisogna investire nella cultura perché serve e perché non serve a niente!
Ma il nostro Paese sta investendo in cultura in questa fase 2 dopo la pandemia?
Secondo me no. Non lo stiamo facendo perché in questa fase 2 e poi in quella che sarà la fase 3 si parla di un po’ di tutto. Ovviamente e giustamente si discute di far ripartire le aziende, il Paese i negozi i bar i ristoranti. Però anche in questo “decretone” annunciato e descritto, sì, ci sono i fondi per il turismo e la cultura, però, per esempio, per l’università e per l ricerca sono fondi ancora molto ridotti. Una percentuale veramente minima che corrisponde al fatto che solamente l’1 % del PIL del nostro Paese è dedicato alle università e al mondo della ricerca. Secondo me il difetto fondamentale, dal quale non usciamo, è che in situazioni come queste si pensa che si debba intervenire con degli aiuti, con dell’assistenza, cercando di ripagare, per quanto possibile ovviamente, i costi e le perdite terribili che ci sono state durante queste settimane. Questo ovviamente è giusto. Sono degli interventi di emergenza che vanno attuati. Però quello che noi dovremmo fare adesso per la cultura è approfittare per fare qualcosa di più: un salto che è di tipo culturale, organizzativo e sistemico. Non soltanto aiutare per venirne fuori e dare un po’ di assistenza, che ovviamente serve in termini di liquidità, ma provare ad immaginare un ecosistema davvero al servizio della cultura di questo Paese. Un welfare come c’è in altre nazioni (Germania, Svizzera ad esempio ma non solo) e soprattutto ricordarsi di una cosa: abbiamo avuto una crisi precedente, quella del 2008, e ci sono tutti i dati che dicono: quali sono i paesi che sono usciti meglio dalla precedente botta che abbiamo preso quella del 2008? Non l’Italia, che ha fatto una fatica tremenda per venirne fuori, ci ha messo degli anni. I Paesi che sono venuti fuori meglio e prima sono quelli che hanno investito di più in ricerca, sviluppo, innovazione e cultura. Sono quelli che se la sono cavata meglio dopo la crisi del 2008 e quindi tutto lascia pensare che anche questa volta con una crisi forse ancora peggiore nel 2020 dovuta a questa pandemia quella sia la strada. Investire nel capitale umano di questo Paese, nel capitale di idee, di culture, di creatività, di innovazione creando appunto un ecosistema che favorisca la cultura. Questi sono degli investimenti che non hanno una applicazione sicura, li devi fare perché sono a fondo perduto per definizione, ma la storia ci insegna che in realtà non sono davvero a fondo perduto perché chi investe in cultura, chi investe in idee nelle arti nella musica nel teatro e in tutto quello che alimenta la nostra cultura, il nostro spirito e anche il nostro senso critico, alla fine avrà dei risultati. Non li puoi prevedere. Saranno dei risultati serendipici, cioè che non stai cercando, ma alla fine i risultati li avrai.
Quindi io, insieme con tanti altri, continuo a dire in queste settimane nella fase 2 e poi nella fase 3 investiamo nella cultura. Investiamo nelle arti. Investiamo in tutti i linguaggi della creatività italiana.
Prof. Telmo Pievani
Intervento durante la terza puntata di “Questa casa non è uno studio” – 29 maggio 2020