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Tango tra Rivoluzione e Malinconia

Cento anni fa nasceva Astor Piazzolla
"La mia musica è triste perché il tango è triste. Il tango ha radici tristi e drammatiche, a volte sensuali, conserva un po' tutto, anche radici religiose. Il tango è triste e drammatico, ma mai pessimista". Parola di Astor Piazzolla, che nacque 100 anni fa, l’11 marzo 1921. Musicista e compositore argentino, ha avuto forza e coraggio di rigenerare il tango tradizionale per farne, con l'aiuto di musica classica, jazz e strumenti elettronici, un genere definitivamente universale. Una rivoluzione della musica argentina che gli provocò non pochi nemici nel suo Paese.

In Argentina il tango è un simbolo, una bandiera, una maniera di vivere. Intoccabile, inscalfibile. Nato tra la fine dell’800 e i primi anni 20, si sviluppa come mix di generi popolari e, rifiutati dalle classi alte, si diffonde nei quartieri periferici. Con la sua opera Piazzolla ha pagato a caro prezzo il desiderio di cambiare la tradizione fino a essere definito "l'assassino del tango" da chi non riusciva ad accettare un modo di intendere questo straordinario universo musicale che non fosse quello di Gardel.

"Sì, è sicuro, sono un nemico del tango; ma del tango come lo intendono loro. Se tutto è cambiato, deve cambiare anche la musica di Buenos Aires. Siamo molti a voler cambiare il tango, ma questi signori che mi attaccano non lo capiscono né lo capiranno mai. Io vado avanti, senza considerarli", disse. Il genio del musicista è universalmente celebrato, ma il suo percorso non verso la gloria internazionale, ma verso quel riconoscimento in patria del suo valore è stato lungo e accidentato. 

Nato a Mar de la Plata da genitori di origini italiane si trasferisce con la famiglia a New York, dove vive fino a 16 anni. A 14 anni incontra Carlos Gardel, star internazionale e simbolo del tango nel mondo. Ne rimane fulminato. Tornato in Argentina negli anni 30, diventa in poco tempo il primo bandoneon dell'orchestra di Anibal Troilo, una delle più celebri formazioni di tango. Nel 1957 la svolta definitiva: mette insieme otto musicisti (il leggendario Octeto) e inizia un cammino che negli anni lo porterà a staccarsi dalla tradizione.

Probabilmente influenzato da tutti quegli anni vissuti nella Grande Mela ha trovato nel jazz un punto di riferimento per i suoi esperimenti. Probabile anche che la sua "visione" della musica passi anche dalle sue radici, ma è certo che l'Italia sia stata per Piazzolla una seconda patria anche sul piano musicale, luogo ideale per mettere le fondamenta del Nuevo Tango, utilizzando strumenti elettrici, la batteria, cantanti come Mina, Milva, Iva Zanicchi. Proprio nel nostro Paese, con musicisti italiani, ha inciso uno dei titoli più famosi di una discografia sterminata, quel "Libertango" indimenticabile. D'altra parte tra il 1976 e il 1983, durante la dittatura militare in Argentina, rimase a vivere in Italia. E proprio qui, e sempre con musicisti italiani come Tullio De Piscopo, ha registrato lo storico album con Gerry Mulligan, celebrando definitivamente il matrimonio tra jazz e tango. 

Dopo un'emorragia cerebrale nel 1990 rimane in coma per quasi due anni e muore a Buenos Aires il 4 luglio del 1992, celebrato nella sua Argentina e nel mondo come un monumento della musica.

Fonte TGCOM24